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Il Sistema Politico della Repubblica Italiana

« Quando verrò a Roma, andrò a pranzo con il presidente Giovanni Leone ma non parlerò di politica: la politica italiana è per me troppo difficile da capire »
(Henry Kissinger, 1974)

​Il sistema politico della Repubblica Italiana è conforme alle istituzioni di una repubblica parlamentare dove il presidente del Consiglio dei ministri è il capo del governo che si regge su una maggioranza parlamentare. Il governo esercita il potere esecutivo mentre il potere legislativo è attribuito al Parlamento. La magistratura, indipendente dall'esecutivo e dal potere legislativo, esercita invece il potere giudiziario. Il presidente della Repubblica è la massima carica dello Stato e ne rappresenta l'unità.



La legge fondamentale e fondativa della Repubblica Italiana è la Costituzione della Repubblica la quale indica i principi fondamentali della Repubblica, i diritti e i doveri dei cittadini e fissa l'ordinamento della Repubblica.


Il potere legislativo statale spetta al Parlamento ai sensi dell'art. 70 della Costituzione, suddiviso in due camere: la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica.


Solo in casi di necessità ed urgenza il Governo può emanare un atto avente forza di legge e chiamato decreto legge, che deve essere confermato successivamente dal Parlamento entro 60 giorni, pena la sua decadenza. Inoltre il Parlamento può delegare il Governo tramite una legge chiamata legge delega affinché legiferi su una certa materia stabilendo nel contempo i limiti e i tempi entro i quali il Governo può muoversi nel legiferare. L'atto normativo emanato in questo modo dal Governo prende il nome di decreto legislativo.


Vi sono poi alcuni casi in cui il potere legislativo spetta al popolo sovrano attraverso l'istituto del referendum abrogativo e, in materia costituzionale, attraverso l'istituto del referendum confermativo delle leggi costituzionali.


Il potere di iniziativa legislativa viene attribuito a ciascun parlamentare, al popolo, attraverso l'istituto della proposta di legge di carattere popolare, effettuata tramite la raccolta di almeno 50 mila firme, e al Governo, le cui proposte di legge devono però essere controfirmate dal presidente della Repubblica.


Tutte le leggi devono essere promulgate dal Presidente della Repubblica il quale può rinviare al Parlamento una legge se ritiene che questa sia in contrasto con la Costituzione (diritto di veto), ma esclusivamente per la prima volta.


Infine, è presente un rilevante controllo giurisdizionale sia sugli atti amministrativi che sulla legislazione effettuato a due livelli (non molto differente dal judicial review, revisione giudiziaria, del sistema statunitense, ma ben più estesa di quello anglosassone classico, ossia del Regno Unito), in quanto sia i tribunali a livello diffuso possono considerare una legge non costituzionale, ma limitandola al caso a loro sottoposto, mentre è molto più utilizzato il sistema accentrato di controllo, su richiesta del singolo giudice del tribunale, affidato alla Corte costituzionale che può dichiarare illegittime le leggi anticostituzionali anche dopo la loro approvazione, espungendole dall'ordinamento, ed impedendo al Parlamento di legiferare nuovamente sulla medesima situazione.

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Per quanto concerne gli atti amministrativi il controllo è effettuato da un serie di tribunali amministrativi suddivisi su base regionale, i TAR, con appello al Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, avente competenza territoriale nazionale. Con l'approvazione del Codice del processo amministrativo nel 2010 il controllo sugli atti amministrativi governativi e degli altri enti pubblici è diventato particolarmente penetrante, con possibilità di richiedere le più opportune misure cautelari, sia in primo che secondo grado, nonché il risarcimento del danno che l'atto amministrativo emanato dal pubblico potere ha causato.















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Sandro Pertini

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