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Roberto Ernesto Maroni (Varese, 15 marzo 1955) è un politico italiano, segretario federale della Lega Nord dal 1º luglio 2012. È stato Ministro dell'Interno nei governi Berlusconi I e Berlusconi IV, Ministro del Lavoro nei governi Berlusconi II e Berlusconi III. È il presidente della Regione Lombardia dal 26 febbraio 2013.



Biografia

Maroni musicista dei Distretto 51
Dal 1983 Roberto Maroni ricopre il ruolo di tastierista (suona l'organo Hammond) nei Distretto 51, band di Varese che ripropone noti brani pop, rock e soul. Nel 2005 il gruppo musicale ha pubblicato il primo album "Live @ Molina" assieme allo Greensleeves Gospel Choir e con la collaborazione di Vince Tempera, nel quale sono contenute cover di artisti quali Bob Dylan, Bruce Springsteen, Marvin Gaye, Sam Cooke, Paul Simon, Traffic e Carole King. Nel 2008, in occasione del venticinquennale della band, è uscito il libro "Shot Gun Blues, La Vera Storia del Distretto 51", scritto dal giornalista Gianni Beraldo ed edito dalla Macchione.

Dal 1971 al 1979

All'età di 16 anni, nel 1971, Roberto Maroni milita in un gruppo marxista-leninista di Varese; fino al 1979 frequenta il movimento d'estrema sinistra Democrazia Proletaria.
In questo periodo ha un'esperienza come conduttore radiofonico in una radio libera, Radio Varese.

 

L'inizio dell'attività politica
Nello stesso anno, il 1979, Roberto Maroni conosce Umberto Bossi e tra i due inizia una collaborazione politica. Maroni e Bossi contattano i primi partiti autonomisti; quello più importante dell'epoca è l'Union Valdôtaine, movimento autonomista della Valle d'Aosta guidato da Bruno Salvadori. Dopo la morte prematura di Salvadori (1980), Maroni e Bossi proseguono da soli l'organizzazione di un movimento autonomista in Lombardia. Nel 1984 Bossi e Maroni fondano, con Giuseppe Leoni, la Lega Lombarda. Mentre Bossi è segretario politico, Maroni contribuisce all'organizzazione del nuovo partito nella provincia di Varese, facendo anche parte del Consiglio nazionale del movimento. Nel 1985 Maroni è eletto consigliere comunale a Varese. La Lega elegge i primi rappresentanti anche a Gallarate e nel consiglio provinciale.
Laureatosi in giurisprudenza, Maroni si reca a L'Aquila in Abruzzo per sostenere l'esame di stato da procuratore ed è quindi praticante avvocato presso l'avvocato Calligari a Varese.
Lavora quindi per diverse società: nell'ufficio legale del Banco Ambrosiano guidato da Roberto Calvi, poi è manager legale della multinazionale statunitense Avon cosmetici e consulente per la Mythos.
Nel 1989 Roberto Maroni partecipa alla fondazione della Lega Nord di cui ricopre dal 2002 l'incarico di Coordinatore della Segreteria politica federale presieduta dal Segretario Federale Umberto Bossi (fino al 2012) chiamata a decidere la linea politica del Movimento a livello nazionale e locale.
Dal 2007 al 2011 è il secondo Presidente del Parlamento del Nord.In precedenza ricopre anche l'incarico di "primo ministro della Padania" succedendo a Francesco Speroni.
Il 4 dicembre 2011 è nominato Presidente della Commissione Cittadinanza, Immigrazione, Sicurezza del Parlamento del Nord.

l primo mandato da deputato (1992-94)
È deputato alla Camera dal 1992, dove ha ricoperto la carica di presidente del gruppo parlamentare leghista. Entra nel Consiglio federale della Lega e segue per conto della segreteria di Bossi le più importanti vicende politiche di quegli anni. Sempre nel 1992 contribuisce alla vittoria della Lega Nord alle elezioni amministrative, culminata nell'elezione del primo sindaco leghista in una città capoluogo di provincia, Varese. Maroni entra in quella prima giunta leghista come Assessore comunale al Territorio nella Giunta di Raimondo Fassa


Ministro dell'Interno nel primo governo Berlusconi (1994-1995)

È stato Ministro dell'Interno e Vicepresidente del Consiglio dei ministri, per otto mesi, nel 1994, sotto il primo governo Berlusconi.


Il caso del "decreto Biondi" 
In quei mesi, si è distinto per la polemica instaurata in merito al "decreto Biondi" sull'abolizione della custodia cautelare, che ha suscitato numerose polemiche perché è servita a far uscire di prigione i corrotti di Tangentopoli[14] e a proteggere certe categorie economiche privilegiate. Firmato da Maroni stesso, oltre che dal ministro della Giustizia Alfredo Biondi, il Ministro dell'Interno Maroni, il giorno successivo accusa di essere stato imbrogliato e di non aver compreso realmente l'entità del provvedimento: Faccio autocritica perché il governo ha dato l' impressione di voler proteggere alcuni amici[15]. Si trattava di un segnale di crisi, primo indizio dell'uscita della Lega dalla coalizione di maggioranza[16], con la conseguente caduta del governo Berlusconi avvenuta qualche mese dopo e le elezioni politiche italiane del 1996.


La fase secessionista (1996-2001) 
È al fianco di Umberto Bossi nella svolta secessionista[17] della Padania (15 settembre 1996) e viene indagato dalla Magistratura per reati legati al vilipendio dell'unità nazionale e accusato di aver causato uno stato di "depressione del sentimento nazionale" tra i propri concittadini a causa della diffusione delle proprie opinioni sull'indipendenza della Padania.


I fatti di via Bellerio

Il 12 agosto 1996 il Procuratore della Repubblica di Verona Guido Papalia avviò delle indagini sulla Guardia Nazionale Padana[18], sospettata di essere un'organizzazione paramilitare[19], tesa ad attentare all'unità dello Stato[20] (reato previsto dagli articoli 241 e 283 del Codice penale)[17].[21].
Il 18 settembre venne così disposta la perquisizione delle residenze di Corinto Marchini, capo delle "camicie verdi"[22], Enzo Flego e Sandrino Speri, dell'ufficio di Speri nella sede leghista di Verona e di un locale della sede federale di Milano della Lega Nord, ritenuto nella disponibilità dello stesso Marchini. Le operazioni iniziarono alle 7 del mattino e alle 11 due pattuglie della Digos di Verona si presentarono alla sede della Lega di via Bellerio a Milano con Marchini a bordo. A tale perquisizione, operata dalla Polizia di Stato[23], si opposero alcuni militanti e politici leghisti fra cui Maroni, che ne contestavano la validità. Tuttavia nel pomeriggio, dopo una consultazione con la Procura di Verona e un nuovo mandato di perquisizione, la Polizia decise di fare irruzione, incontrando la resistenza dei militanti e dirigenti padani. A questo punto scattò la carica per superare l'ostacolo e raggiungere l'ufficio indicato dall'indagato. Corinto Marchini aveva infatti indicato come proprio ufficio un locale che si rivelò invece essere, come scritto sulla porta, l'ufficio di Roberto Maroni; nessun altro locale venne identificato come un possibile ufficio dell'indagato. Il Procuratore decise di ignorare tale informazione e di far perquisire ugualmente l'ufficio. Si contarono contusi da entrambe le parti. Maroni, caricato su una barella, venne portato in ospedale[24].
Contro la perquisizione la Camera dei deputati nel 2003 avanzò ricorso per «conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, chiedendo alla Corte Costituzionale di dichiarare che non spetta all'autorità giudiziaria (ed in particolare alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona) di disporre e di far eseguire la perquisizione del domicilio del parlamentare Roberto Maroni». Nel 2004 la Corte Costituzionale darà ragione alla Camera.


Procedimenti giudiziari anni 1990
Resistenza a pubblico ufficiale
Il 16 settembre 1998 Roberto Maroni fu condannato in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale[26],[27]. La Corte di appello di Milano il 19 dicembre 2001 ha confermato la decisione di primo grado riducendo la pena a 4 mesi e 20 giorni perché nel frattempo il reato di oltraggio era stato abrogato[28]. La Cassazione nel 2004 ha poi confermato la condanna commutandola però in una pena pecuniaria di 5.320 euro[29]. Per la Suprema Corte «la resistenza» di Maroni e degli altri leghisti «non risultava motivata da valori etici, mentre la provocazione era esclusa dal fatto che non si era in presenza di un comportamento oggettivamente ingiusto ad opera dei pubblici ufficiali». In modo particolare gli atti compiuti da Maroni sono stati ritenuti «inspiegabili episodi di resistenza attiva (...) e proprio per questo del tutto ingiustificabili»[30].


Processo alla Guardia Nazionale Padana
Maroni è stato anche imputato a Verona[31] come ex capo delle camicie verdi, insieme al altri 44 leghisti, con le accuse di attentato contro la Costituzione e l’integrità dello Stato e creazione di struttura paramilitare fuorilegge[32]. Ma i primi due reati sono stati ampiamente ridimensionati dalla Legge 24 febbraio 2006, n. 85[33] varata dal centrodestra allo scadere della legislatura[34][35]. Restava in piedi solo il terzo, ma anche da questo Maroni ottiene il non luogo a procedere nel dicembre 2009[36], e comunque il divieto di associazioni di carattere militare previsto dal Decreto Legislativo 14 febbraio 1948, n. 43 è stato poi abrogato dal Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (art. 2268, c. 1, punto 297)[37].
Il 1 ottobre 2010, dopo le pause di qualche anno per aspettare la delibera prima di Strasburgo e poi della Corte Costituzionale, sulla posizione dei 36 indagati che al tempo ricoprivano cariche di eurodeputato o di parlamentare, la difesa ha sollevato un’eccezione, con riferimento all’entrata in vigore imminente, l'8 ottobre, del nuovo Codice di ordinamento militare che abroga l’associazione a carattere militare[38] [39].
Il 26 febbraio 2012 il giudice ha sollevato dubbio di legittimità sui 2 decreti con cui nel 2010 il governo Berlusconi aveva cancellato articoli di legge per il reato di associazione militare con fini politici.[22]


Ministro del Welfare (2001-06)
Lavora, nell'ambito della nuova coalizione della Casa delle Libertà, quale delegato leghista alla definizione del programma per le elezioni politiche del 2001, nelle quali viene rieletto deputato nel collegio uninominale di Varese.
Nei governi Berlusconi II e III ha ricoperto l'incarico di Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali (Welfare).


Il caso Marco Biagi
Nel 2001 Roberto Maroni riceveva una lettera dal giuslavorista Marco Biagi, suo collaboratore al Ministero del Lavoro che lamentava una non adeguata protezione per minacce telefoniche anonime, ripetutamente ricevute[40]. Roberto Maroni, preoccupato, in nota scritta del 29 agosto 2001, scriveva al prefetto Giuseppe Romano: Ritengo pertanto di sottoporre alle necessarie valutazioni una situazione che necessita di ogni attenzione[41]. Malgrado la sollecitazione non furono adottati adeguati provvedimenti di protezione e Marco Biagi fu ucciso dalle Nuove Brigate Rosse.


Lo scalone pensionistico
Tra le norme volute da Maroni in qualità di Ministro del Lavoro, anche il discusso "Scalone", che innalza l'eta pensionabile dai 57 ai 60 anni. Inizialmente previsto di cinque anni, lo scalone è stato infatti poi ridotto a tre. Lo scalone è entrato in vigore nel 2008, aspramente criticata dalle forze di centrosinistra; il governo Prodi non l'ha mai abolita, nonostante fosse tra le priorità del programma elettorale, anche a causa delle pressioni ricevute dall'UE.


Deputato (2006-08)
È stato rieletto deputato nel elezioni politiche del 2006 per le liste della Lega nella circoscrizione Lombardia 2. Nella XV Legislatura è membro della Commissione Affari Esteri e della Giunta delle Elezioni. È stato capogruppo della Lega Nord Padania alla Camera.
Il sostegno al download di musica P2P [modifica]
Nel settembre 2006 fece scalpore la dichiarazione di Maroni a Vanity Fair nella quale asseriva di scaricare musica digitale illegalmente[42]: la provocazione, a suo avviso, serviva a portare il caso della difficile reperibilità di mp3 a basso costo nel web al Parlamento. Il fatto costrinse la FIMI ad un comunicato stampa con cui la federazione dell’industria musicale italiana condannava le parole dell'ex-ministro, affermando che oltre sedici milioni di download legali venivano effettuati ogni anno in Italia[43].


Indagine per finanziamento illecito
Nel 2009 Maroni viene indagato a Milano per finanziamento illecito, relativamente a somme ricevuto tra 2007 e 2008 per conzulenze dalla società Mythos.[44] Nel 2010 però la procura di Roma (dove era stata trasferita l'inchiesta), chiede l'archiviazione, che viene poi disposta dal Giudice per le indagini preliminari della capitale, essendo stato accertato dal PM che "quei soldi erano il pagamento di una consulenza legale resa regolarmente da Maroni alla Mythos".[45][46]
Consigliere Comunale a Porretta Terme [modifica]
Nel 2009 è diventato consigliere Comunale del Comune di Porretta Terme in provincia di Bologna. Candidato alle elezioni amministrative del 2007 non era stato eletto. Diventa Consigliere Comunale in seguito alla rinuncia di altri suoi colleghi di opposizione.Il 3 luglio 2010, l'edizione locale de Il Resto del Carlino dà la notizia delle sue dimissioni, rassegnate per mancanza di tempo.


Ministro dell'Interno (2008-2011)

Il 7 maggio 2008 Silvio Berlusconi gli ha affidato l'incarico di Ministro dell'Interno. La sua proposta di prendere le impronte digitali a chi non fosse in grado di documentare la propria identità, con particolare attenzione ai bambini rom, viene da lui definita "Un provvedimento atto a tutelare i minori stessi, obbligati dai genitori ad andare a rubare o mendicare", mentre gli oppositori la definiscono "Un atto xenofobo e razzista, che costringe i bambini a pagare per colpe non loro". Per mobbing avvenuto al Ministero dell'Interno quando lui era ministro, il Ministero è stato condannato in primo grado a pagare € 91.000,00 di danni per aver danneggiato un lavoratore (sentenza 16654 del 16/10/2012) .


Primo decreto sicurezza

Il 20 maggio il consiglio dei ministri approva il "Decreto sicurezza" varato da Maroni. Questi i provvedimenti principali:
Confisca degli appartamenti affittati a stranieri in condizioni di clandestinità.
Aumento della pena dell'arresto per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, sino a prevedere la revoca della patente e la confisca del veicolo. Modifiche al codice penale in tema di omicidio colposo e lesioni colpose, elevando da 5 a 6 anni il massimo della pena detentiva per l'omicidio commesso in violazione delle norme sulla circolazione stradale e sugli infortuni sul lavoro. Aumenti di pena anche per lesioni gravi e gravissime dovute alla guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Nuova circostanza aggravante qualora il fatto penalmente rilevante sia commesso da un soggetto illegalmente presente sul territorio nazionale.
I sindaci potranno adottare provvedimenti urgenti (cosiddette ordinanze) nei casi in cui si renda necessario prevenire ed eliminare gravi pericoli non solo per l'incolumità pubblica ma anche per la sicurezza urbana.
La polizia municipale parteciperà ai piani coordinati di controllo del territorio anche per i servizi di prevenzione e repressione dei reati nelle situazioni di flagranza che si verificano durante il servizio. Estensione alla polizia municipale della facoltà di accesso diretto alle banche dati del Ced interforze del dipartimento della pubblica sicurezza, per i veicoli rubati e rinvenuti e per i documenti di identità rubati o smarriti.
Modifiche al codice di procedura penale per ampliare le fattispecie penali perseguibili con il rito del giudizio direttissimo e con quello del giudizio immediato.
Ampliamento dei casi in cui non può essere disposta la sospensione dell'esecuzione della pena per dare concretezza al principio della certezza della pena.
Attribuito al Procuratore della Repubblica nonché al direttore della Dia il potere di proporre l'adozione delle misure di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e dell'obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale. Divieto di patteggiamento in appello per i reati di mafia.
Introdotte specifiche norme per rendere più facile la distruzione delle merci contraffatte sequestrate.


Secondo decreto sicurezza
Il decreto Maroni (legge 23 aprile 2009, n. 38), è un pacchetto di norme approvato dal Senato (261 sì, 3 no e un astenuto) in data 22 aprile 2009 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 95 il 24 aprile 2009. Esso prevede:
l'istituzione delle associazioni di osservatori volontari (cosiddette ronde), disarmate e soggette a registrazione presso i Prefetti
l'introduzione del reato di “atti persecutori” a firma Mara Carfagna per prevenire i fenomeni di stalking
il carcere obbligatorio per chi è sospettato di reati di violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo, prostituzione minorile e pedopornografia, turismo sessuale; la violenza sessuale, gli atti sessuali con minorenni e la violenza sessuale di gruppo, così come lo stalking, diventano infine aggravanti speciali del delitto di omicidio
Condanna della Corte europea dei diritti umani sui respingimenti in mare [modifica]
La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha condannato l'Italia, quando era sotto il controllo dell'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni, per aver respinto verso la Libia, fuggiaschi libici, somali ed eritrei. È stato violato due volte l'articolo 3, della Convenzione europea per i diritti dell'uomo che proibisce trattamenti inumani e degradanti, perché i ricorrenti sono stati esposti al rischio di maltrattamenti in Libia e di rimpatrio in Somalia ed Eritrea. È stata riscontrata anche una 'violazione dell'articolo 4 del protocollo 4', che si riferisce al divieto delle espulsioni collettive[49]. A 35 miglia a Sud di Lampedusa, il 6 maggio 2009, circa 200 persone (comprese donne e bambini) di origine somala ed Eritrea, viaggiavano in acque internazionali, per sfuggire le persecuzioni nel proprio paese. Le autorità italiane intercettarono il gommone e dopo avere trasferito i profughi a bordo di un'imbarcazione italiana le condussero in Libia. Di questi esuli, 24 furono ritrovati e hanno portato la loro denuncia al tribunale europeo dei diritti umani.

 

Segretario federale della Lega Nord

Nella Lega Nord, Maroni assume posizioni politiche molto spesso diverse, ed in contrapposizione, rispetto a quelle decise dal leader Bossi e dalla sua cerchia più stretta, creando una corrente, i Barbari sognanti, in contrapposizione al cerchio magico attorno ad Umberto Bossi[50].
Dal 5 aprile 2012, a seguito delle dimissioni di Umberto Bossi dalla carica di segretario federale della Lega Nord per via dello scandalo Belsito, Maroni ha fatto parte, insieme a Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, del comitato incaricato dal partito di occuparsi transitoriamente della gestione ordinaria dello stesso[51], fino alla celebrazione del congresso federale svoltosi nelle giornate di sabato 30 giugno e domenica 1º luglio[52].
Il 1º luglio 2012 Maroni diventa segretario federale della Lega Nord[53][54]. Roberto Maroni rinnova l'assetto organizzativo nominando tre vicesegretari: il bergamasco Giacomo Stucchi vicesegretario responsabile dell'Ufficio politico e degli undici dipartimenti e due consulte, il trevigiano Federico Caner vicesegretario federale vicario con la delega a costruire la scuola di formazione del partito e la piemontese Elena Maccanti vicesegretario coordinatrice degli enti locali; inoltre Roberto Calderoli diventa il responsabile federale organizzativo del territorio[55]. Il simbolo del partito viene modificato, in quanto scompare la parola Bossi e viene sostituita con Padania[56].


Presidente della Regione Lombardia

Nell'ottobre 2012 viene ufficializzata la candidatura di Maroni alla presidenza della Regione Lombardia nelle elezioni anticipate del 2013[57]. Della coalizione che fa capo a Maroni fanno parte la Lega Nord, il Pdl, La Destra[58] e varie liste civiche, oltre al presidente uscente della regione, Roberto Formigoni.[59]
Il 29 gennaio 2013 annuncia che dopo il voto si dimetterà da segretario federale della Lega Nord, in caso di elezione a presidente della Lombardia per guidare istituzionalmente la creazione dell'Euroregione del Nord, in caso di sconfitta perché "un leader che si candida non può riciclarsi se viene sconfitto"[60].
La procura di Monza, nel febbraio 2013, ha avviato un’inchiesta sulle firme a sostegno della lista di Roberto Maroni. Al riguardo è stato iscritto nel registro degli indagati un consigliere provinciale della Lega Nord, il quale è accusato di avere falsamente autenticato circa 900 firme. [61] Maroni ha vinto l'elezioni in Lombardia con 2.456.921 voti (42,81%) ed è diventato il nuovo presidente.[62]
Il 26 febbraio 2013 è eletto presidente della giunta regionale lombarda con il 42,81% dei voti contro il 38,24% ottenuto da Umberto Ambrosoli, secondo classificato tra i candidati presidenti.

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