Avrei voluto trasporre il mio pensiero arrabbiato sulla vicenda dei Marò in un breve post, ricco di dettagli e di ironie sulla conduzione della vicenda, ma scavando, scavando fino in fondo c'è soprattutto una grande delusione nel sentirsi abbandonati dalle Istituzioni.



Al di la dei tecnicismi, i Marò stanno subendo gli effetti di una incapacità politica che è assolutamente simile a quella che altri sfortunati italiani soffrono, seppur per motivi differenti e apparentemente lontani.



Quanto può essere differente il senso di abbandono che stanno provando i due marò rispetto a quello degli esodati? La disperazione non è simile, indipendentemente che si tratti di marinai o di donne e uomini che devono sopportare un destino che non doveva avverarsi?



La similitudine, drammatica, arriva sino al modo di porsi delle Istituzioni. Ci sono molti fattori in comune nei discorsi dei Palazzi rispetto alle due situazioni:

• Ottimismo diffuso e fiducia nella istituzioni
• Serietà e rigore nell'affrontare il problema
• Conclusione prossima a giungere

Poi, a sconfessare il politico c'è la cronaca di tutti i giorni.
Quella cronaca che, provocatoriamente, misura l'infinita distanza tra le parole e i fatti. Un racconto quotidiano che sconfessa gli slogan. Un insieme di avvenimenti che lascia perplessi. Le premesse c'erano tutte, ma è sempre difficile accettare le brutte notizie. Peggio quando le brutte notizie diventano una sequenza di note drammatiche che rilevano la fragilità del sistema e la sua incapacità di aiutare un cittadino ingiustamente colpito. Colpito dalla stessa inettitudine dello Stato.