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Giulio Tremonti

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Su RTL 102.5 Giulio Tremonti

PIAZZAPULITA - INTERVISTA A GIULIO TREMONTI

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Giulio Tremonti (Sondrio, 18 agosto 1947) è un politico e avvocato italiano, più volte Ministro dell'Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana. È stato visiting professor a Oxford, a Cambridge e in altre prestigiose università tra cui la Yale University. È stato vicepresidente di Forza Italia dal 2004 fino allo scioglimento del partito, confluito nel 2009 nel Popolo della Libertà. Nel 2012 lascia il Pdl e fonda Lista Lavoro e Libertà. È sposato con Fausta Beltrametti.

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Carriera politica 

Giulio Tremonti è nato da una famiglia, da parte paterna, originaria di Lorenzago di Cadore in provincia di Belluno e, da parte materna, originaria di Benevento. Dopo aver frequentato il Liceo Classico "Piazzi" di Sondrio, si è laureato in giurisprudenza all'Università di Pavia, alunno del Collegio Fraccaro. Il suo maestro fu Gian Antonio Micheli che era succeduto a Calamandrei nella cattedra di Diritto processuale civile a Firenze. Tremonti, di famiglia liberale, si avvicina alle idee socialiste dopo l'università, durante il servizio militare prestato come soldato semplice.
Nella prima metà degli anni settanta, appena ventisettenne, diventa docente di Diritto tributario nell'università in cui era stato allievo. Alla fine degli anni settanta comincia a fare attività professionale in una società di consulenza e revisione internazionale. Soltanto a partire dagli anni ottanta si avvicina alla politica. Comincia a collaborare per il Corriere della Sera chiamato da Piero Ostellino (collaborerà dal 1984 al 1994) e a scrivere alcuni libri politici per Laterza, Mondadori, Il Mulino.
Candidato nelle liste del PSI alle politiche del 1987 in quanto vicino a Gianni De Michelis, tra il 1979 e il 1990 fu uno stretto collaboratore e consigliere degli ex ministri delle Finanze Franco Reviglio e Rino Formica. Per un breve periodo, negli anni novanta, ha fatto parte di Alleanza Democratica, e poi del movimento politico fondato da Mario Segni, il Patto Segni, con il quale venne eletto deputato nel 1994. Appena eletto, Tremonti passò, attraverso la Federazione Liberaldemocratica, a Forza Italia e votò la fiducia al primo governo Berlusconi, nel quale divenne Ministro delle Finanze.
Rieletto alla Camera dei deputati nel 1996 e nel 2001 nelle liste di Forza Italia, fu chiamato nel secondo governo Berlusconi alla guida del neonato Ministero dell'Economia e delle Finanze, risultato dell'accorpamento del "Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica" e del "Ministero delle Finanze". Dopo più di tre anni nell'incarico fu costretto alle dimissioni il 3 luglio 2004: in quel periodo la maggioranza dell'epoca andò incontro ad un periodo di crisi, dovuta alle forti divergenze in materia di economia con Gianfranco Fini, allora vice Presidente del Consiglio.
La disputa raggiunse toni elevati, al punto che Fini denunciò dei "conti truccati" nella legge finanziaria del 2003, relativi alla differenza di due miliardi di euro fra manovra annunciata e riduzioni effettivamente ottenute, che Tremonti addusse a ragioni contabili. Alla fine, rassegnò le dimissioni, e l'interim del suo ministero fu assunto dal Presidente del Consiglio Berlusconi. In seguito il dicastero venne assegnato a Domenico Siniscalco, cui spettò il compito di impostare la legge finanziaria per il 2004.
Il terzo governo Berlusconi sorto il 23 aprile 2005, all'indomani della crisi politica che aveva investito la Casa delle Libertà dopo la sconfitta delle elezioni regionali del 2005 vide inizialmente ancora il suo successore, Siniscalco, confermato all'economia e finanze. Silvio Berlusconi in quella occasione scelse Tremonti come vicepresidente del Consiglio insieme a Gianfranco Fini, ma, pochi mesi dopo, Siniscalco si dimise sia per divergenze sulle scelte finanziarie, sia per non avere ottenuto l'appoggio del Governo per la sua richiesta di dimissioni del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Il 22 settembre 2005, Tremonti fu nuovamente richiamato al ministero dell'Economia e delle Finanze per la stesura della ultima legge finanziaria prima delle elezioni per il sopraggiunto termine temporale della legislatura. Lasciò l'incarico il successivo 8 maggio 2006, pochi giorni prima della fine della legislatura, cedendo l'interim a Berlusconi per gli ultimi 9 giorni.
Dal 4 maggio 2006 al 28 aprile 2008 (XV Legislatura) è stato uno dei vicepresidenti della Camera dei deputati. Terminata la legislatura in cui è stato all'opposizione contrapponendosi al Governo Prodi II, è tornato dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011, esattamente due anni dopo, al vertice del ministero economico per la quarta volta con il Governo Berlusconi IV. Attualmente è anche presidente dell'Aspen Institute Italia e saltuario collaboratore del Corriere della Sera. Il 12 novembre 2011, con le dimissioni di Silvio Berlusconi da Presidente del consiglio dei ministri, ha interrotto ogni tipo di attività politica tanto all'interno delle istituzioni quanto a livello personale.
Il 6 ottobre 2012, a Riccione fonda il movimento "3L" (Lista Lavoro e Libertà per la Patria), in netta opposizione con il Governo Monti. Il movimento raggiunge in dicembre un accordo elettorale con la Lega Nord per le Politiche 2013 e per le regionali in Lombardia.

Pubblicazioni, posizioni di economia e Ministero

Durante gli anni ottanta Giulio Tremonti scrisse regolarmente sul quotidiano di indirizzo comunista il manifesto con lo pseudonimo di lombard.[4][5] Autore di diverse opere a sfondo economico-finanziario, Giulio Tremonti ha scritto Lo Stato criminogeno, Le cento tasse degli italiani, La fiera delle tasse, Il federalismo fiscale (sulla proposta di devolution avanzata dalla Lega Nord), Il fantasma della povertà, Rischi Fatali, in cui presenta i problemi economici della nuova Europa in relazione alla rapidissima crescita della Cina, e l'ultimo La paura e la speranza sempre sui temi della globalizzazione e dei rapporti con il colosso orientale.[6]
Durante la sua carriera come Ministro delle Finanze, Tremonti nel primo Governo Berlusconi, promosse la legge per la defiscalizzazione degli utili di impresa reinvestiti nelle attività produttive. La Legge Tremonti prevedeva un alleggerimento delle aliquote per le riserve di capitale, ammortamenti, investimenti in formazione, attrezzature e macchinario.
Introdusse una No-Tax-Area (2003) e ridusse le aliquote marginali in ogni scaglione di reddito IRPEF (2005). È stato protagonista di una riduzione delle tasse sui profitti aziendali IRES (dal 36% al 33% ora al 27,5%) e ha abolito le imposte sugli utili investiti. Tremonti ha inoltre abolito le imposte sulle donazioni, sulle successioni (2001) e ha definitivamente abolito l'ICI sulla prima casa nel 2008.[7]
Rispetto al tema della moneta, propose a Wim Duisenberg, l'emissione di euro di carta da parte della Banca centrale europea. La proposta dell'euro di carta fu introdotta anche per arginare il rincaro dei prezzi in seguito all'introduzione della nuova moneta in quanto, secondo il Ministro, «alle banconote si dà più valore di quanto non si dia alle monete». Propose, inoltre, l'emissione di titoli dell'Unione europea (da lui definiti Union Bond) per ripagare le grandi opere pubbliche nell'Unione senza aggravare la situazione del debito pubblico.
Per ciò che riguarda, invece, i mercati nell'ambito della globalizzazione, Tremonti è stato un fervente sostenitore di misure di protezione dell'economia italiana dalle economie indocinesi. Questa posizione, sulla cui efficacia sono stati sollevati dubbi anche nella stessa maggioranza, evidenziando la necessità di competere con la Cina anziché imporre dazi, ha portato dapprima l'UE ad introdurre le quote di esportazione per alcuni prodotti ed infine ad adottare gli stessi dazi doganali, confortata anche dall'allargamento dei dazi proposti dagli USA nel 2005.
La produzione tessile italiana, che a marzo 2005 lamentava una contrazione occupazionale di 44.000 posti di lavoro a causa della concorrenza cinese, è stata parzialmente protetta da tali misure, anche se nel settore delle scarpe, si è ottenuta una paradossale esclusione dai dazi delle scarpe per bambini, che rappresentano un'importante fetta di mercato. Gli accordi del WTO negli anni Novanta prevedevano un tempo di dieci anni per attuare una graduale apertura del mercato europeo dell'abbigliamento alle esportazioni cinesi. Tale misura ha aperto a una crisi di livello europeo, che metteva a rischio circa 1 milione di posti di lavoro nel settore tessile. I sostenitori dei dazi accusano la Cina di praticare una concorrenza sleale, di non riconoscere ai lavoratori i diritti minimi.
Sempre nel 2005, Tremonti ha sollevato la questione dei "residui passivi" una quota di debito pubblico nel bilancio dello Stato cui non è stata corrisposta l'emissione di una uguale quantità di moneta. Nella Finanziaria del 2005 è stata anche inserita la cosiddetta pornotax, un'imposta del 25% sui redditi derivanti dalla vendita, noleggio, produzione e distribuzione di materiale pornografico, definita da Tremonti «un'imposta etica sul modello francese».
A settembre 2009 entra in vigore un suo decreto che introduce una penale dell'1% per ogni mese di ritardo nei confronti delle banche che ostacolano il diritto di surroga dei mutuatari. Nello stesso periodo propone di tassare le plusvalenze della Banca d'Italia con la gestione della riserva aurea nazionale, e la proposta viene mo
difiata, subordinandola al consenso della banca centrale e della BCE.



I Tremonti Bond e la Banca del Sud
Ritornato al Ministero del Tesoro nel quarto governo Berlusconi, Tremonti ha dato il via ai cosiddetti Tremonti Bond per fronteggiare in Italia gli effetti della crisi economica che ha investito il pianeta nel 2008: si tratta di contributi in denaro utilizzabili dalle banche affinché queste continuino a garantire credito alle imprese. In sostanza, «i bond servono alle piccole e medie imprese che avranno più credito per affrontare la crisi». Per controllare che i Bond vadano nella direzione auspicata sono chiamati a intervenire delle apposite commissioni prefettizie.
Il 15 ottobre 2009 Tremonti ha poi emanato un disegno di legge per creare una "Banca del Sud", al fine di risollevare le sorti economiche del meridione d'Italia. Ha spiegato in proposito che le banche attualmente presenti nel Mezzogiorno «fanno raccolta al sud ma non fanno impieghi»; ha sostenuto che «tutti i grandi paesi europei hanno banche regionali proprie» e che questa nuova banca «nasce dal territorio per poi confluire in una struttura unica, un modello disegnato dallo Stato ma realizzato dai privati».

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Alleati politici 
Tremonti è considerato dalla base elettorale del Carroccio "un leghista con la tessera di Forza Italia", per la sua vicinanza di pensiero alle idee federaliste di Umberto Bossi e per la sua amicizia personale col Senatùr. Interviene alla manifestazione organizzata dalla Lega Nord in occasione della riapparizione di quest'ultimo sulla scena politica l'11 gennaio 2005 a Lugano (Ticino), dopo 306 giorni dall'incidente, presso l'ultima dimora del federalista lombardo Carlo Cattaneo. Con Bossi, Tremonti aveva stretto verbalmente un patto di leale collaborazione chiamato dai media "Asse del Nord". All'incontro è presente anche una delegazione della Lega dei Ticinesi (un movimento politico localista ad ispirazione cantonale elvetico) guidata dall'imprenditore luganese Giuliano Bignasca.
A seguito della fondazione del Popolo della Libertà, Tremonti ha trovato la vicinanza anche di altri personaggi politici del centro-destra che condividono la sua filosofia politica basata sulla cosiddetta economia sociale di mercato, da lui descritta tra l'altro nel suo libro La paura e la speranza. Tra coloro che si riconoscono nelle sue posizioni vi sono in particolare il presidente della Lombardia Roberto Formigoni, e il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

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