top of page

Debito Pubblico 

In economia per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti economici nazionali o esteri quali individui, imprese, banche o stati esteri, che hanno sottoscritto un credito allo Stato nell'acquisizione di obbligazioni o titoli di stato (in Italia BOT, BTP, CCT, CTZ ecc...) destinate a coprire il disavanzo del fabbisogno finanziario statale ovvero coprire l'eventuale deficit pubblico nel bilancio dello Stato.

Keywords

debito pubblico wiki, debito pubblico storia, cos'è il debito pubblico, come funziona il debito pubblico

Definizione

In economia per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti economici nazionali o esteri quali individui, imprese, banche o stati esteri, che hanno sottoscritto un credito allo Stato nell'acquisizione di obbligazioni o titoli di stato (in Italia BOT, BTP, CCT, CTZ ecc...) destinate a coprire il disavanzo del fabbisogno finanziario statale ovvero coprire l'eventuale deficit pubblico nel bilancio dello Stato.
Quando il debito è contratto con soggetti economici di stati esteri si parla di debito estero, mentre quando è contratto con soggetti economici interni allo stesso stato si parla di debito interno: normalmente entrambe le componenti sono presenti in misura variabile all'interno del debito pubblico di uno Stato.
E' da notarsi che i paesi con i maggiori debiti pubblici in rapporto al PIL sono in linea di massima i paesi più benestanti (Giappone, Canada, USA, paesi dell' Europa occidentale ed ora anche Brasile), per cui si può ben affermare che parte del loro benessere è finanziata dal resto del mondo e che il loro sviluppo è stato favorito dalla loro capacità di finanziarsi nel resto del mondo.
Anche altri soggetti pubblici (Regioni, Province, Comuni, Stati federati, Enti pubblici vari) possono emettere titoli di credito rappresentativi del proprio debito, con circolazione dei titoli sia interna che estera.
La presenza di un debito nei conti pubblici statali impone la necessità da parte dello Stato, oltre alla sua copertura finanziaria nei tempi e modalità di scadenza prestabilite dai titoli stessi compresi gli interessi, di tenerlo sotto controllo per non cadere nel rischio di insolvenza sovrana ovvero fallimento dello stesso, stampando cartamoneta o ricorrendo a politiche di risanamento dei conti pubblici all'interno di politiche di bilancio pubbliche come ad esempio politiche restrittive o di rigore quando insorgano difficoltà nel rifinanziare il debito, difficoltà evidenziate dalla richiesta di più elevati interessi da parte degli investitori.



Il rapporto Debito/PIL

 

Debito pubblico in percentuale del PIL, evoluzione dal 1995 per Stati Uniti, Giappone e maggiori economie europee. Dati EUROSTAT.
Più che il valore assoluto del debito, un importante indice della solidità finanziaria ed economica di uno Stato (come prescritto anche nel caso del Patto di stabilità e crescita vigente nell'Unione Europea) è il rapporto tra il debito pubblico e il Prodotto interno lordo, in quanto il PIL in questo caso rappresenta un indice o parametro di quanto lo Stato è in grado di risanare il proprio debito pubblico tramite ad esempio imposizione fiscale. Il debito pubblico cui sono riferiti i parametri del Trattato di Maastricht non computa il cosiddetto debito implicito, la spesa degli Stati membri per assistenza, sanità, pensioni.
Relativamente al rapporto tra il debito pubblico e il Prodotto interno lordo, ci sono quattro possibili situazioni in cui può trovarsi lo Stato in un determinato anno:
il tasso di crescita del PIL risulta minore del tasso di interesse dei titoli di Stato e c'è pure un disavanzo primario in rapporto al PIL, nel senso che le uscite dello Stato sono maggiori delle entrate in rapporto al PIL. In tal caso il rapporto debito/PIL tenderà ad aumentare all'infinito.
il tasso di crescita del PIL n risulta maggiore del tasso di interesse dei titoli di Stato i, ma c'è ancora un disavanzo primario in rapporto al PIL. In tal caso il rapporto debito/PIL convergerà in modo decrescente verso un certo valore (che si dice "stato stazionario") se, e solo se, il rapporto debito/PIL iniziale è maggiore dello stato stazionario. In particolare, in tal caso, affinché il rapporto debito/PIL decresca, occorre che il PIL cresca a tal punto da rendere la differenza n-i sufficientemente grande e il disavanzo primario sia invece il più piccolo possibile. Se invece il rapporto debito/PIL iniziale è minore dello stato stazionario, il rapporto debito/PIL convergerà sempre verso lo stato stazionario, ma in modo crescente.
il tasso di crescita del PIL n risulta minore del tasso di interesse dei titoli di Stato i, ma si è intervenuti aumentando le tasse, per cui non c'è un disavanzo primario e le entrate sono più delle uscite. In tal caso il rapporto debito/PIL decrescerà annullandosi dopo un certo tempo se, e solo se, il rapporto debito/PIL iniziale è minore dello stato stazionario. In particolare, affinché il rapporto debito/PIL decresca, occorre che la differenza n-i sia sufficientemente piccola e che le entrate siano sufficientemente grandi. Se invece il rapporto debito/PIL iniziale è maggiore dello stato stazionario, il rapporto debito/PIL tenderà ad aumentare all'infinito.
il tasso di crescita del PIL risulta maggiore del tasso di interesse dei titoli di Stato e si è intervenuti aumentando le tasse per cui non c'è un disavanzo primario e le entrate sono maggiori delle uscite. In tal caso il rapporto debito/PIL decrescerà rapidamente fino ad annullarsi.

Debito interno

Il debito interno si contrae quando lo Stato per acquistare moneta dal Mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di stato (MOT) emette titoli di stato a favore degli acquirenti pari alla quantità di moneta corrisposta sulla quale emissione paga il valore nominale più gli interessi stabiliti dai mercati sugli stessi titoli di stato. Gli investitori possono esercitare un ruolo determinante nella politica economica degli Stati, in ragione degli stock di debito posseduti, tramite la compravendita di titoli all'asta pubblica o nel mercato secondario (per un rifinanziamento oppure per acquisire nuovi titoli di debito). In linea teorica un debito interno è preferibile a un debito estero in quanto i capitali investiti/prestati una volta restituiti possono tornare più direttamente all'interno del sistema economico del paese stimolando i consumi ovvero la domanda e quindi la crescita economica stessa.

Insolvenza dei titoli di stato

 

 

 

 

 

Di solito i titoli di stato sono considerati titoli a basso rischio, equiparati pertanto alla moneta. Tuttavia storicamente non mancano casi di insolvenza sovrana: la Spagna dichiarò bancarotta ben 16 volte fra metà ottocento e il novecento.
Di recente il governo argentino nell'ambito della sua crisi economica a cavallo degli anni 2000 ha rifiutato di pagare i detentori di titoli e ha cambiato moneta, togliendo al peso argentino corso legale. Con questo atto l'Argentina, rifiutandosi di pagare i vecchi creditori, ha dichiarato unilateralmente di aver azzerato il debito pubblico nella vecchia valuta. In realtà, l'Argentina è stata portata dai creditori di fronte ai tribunali internazionali (USA e Germania) e inoltre sta subendo un'azione mossa presso la Camera Arbitrale (ICSID) della Banca Mondiale. I bond (obbligazioni) argentini, a causa del default (cessazione dei pagamenti) decretato e ancora non risolto, non hanno avuto per qualche tempo accesso al mercato nelle borse internazionali, ma potevano essere trattati solo sul mercato nazionale, soggetto alla legislazione argentina. Sul mercato EuroTLX, accessibile agli investitori italiani, sono attualmente trattate 4 obbligazioni Argentine, due in Euro con scadenza 2038 e due in USD con scadenza 2017 e 2038.
Nel 2012 la Grecia, durante la sua crisi economica, ha concordato con i rappresentanti di banche e istituzioni europee una "ristrutturazione" del debito consistente in un forte taglio al capitale e una dilazione delle scadenze.
Anche diverse istituzioni interne di vari stati (Regioni, Stati federati, Comuni, Enti pubblici vari) si sono venute a trovare n situazioni di insolvenza, anche se il fatto che i creditori fossero in prevalenza cittadini del medesimo stato ha attenuato la rilevanza internazionale del problema.
Il tasso d'interesse dei titoli è uno degli indici più immediati per misurare la rischiosità percepita dagli investitori; un altro indice, utilizzato ultimamente, che misura la rischiosità relativa percepita, è il cosiddetto spread: esso infatti valuta la differenza di rendimento tra un titolo di stato di un paese, e un titolo di pari caratteristiche emesso da un altro paese, preso come riferimento.

​
Rating​

Le agenzie di rating al mondo forniscono le loro valutazioni (rating) sulla solidità finanziaria anche degli Stati, intese come capacità dello Stato in questione di ripagare o far fronte al proprio debito pubblico o equivalentemente il rispettivo rischio di credito, fornendo indici di maggiore o minore fiducia presi a riferimento dagli investitori nei confronti dell'emissione di titoli di stato del paese.

​



Contromisure

 

 

​Il finanziamento con tagli e imposte, e lo spiazzamento
La presenza di un debito pubblico all'interno del bilancio dello Stato pone il problema del controllo stretto sulla sua espansione e del relativo rischio di credito: tale processo di copertura parziale o totale di debito e interessi è detto finanziamento del debito. Tipicamente questa avviene attraverso tagli alla spesa pubblica, tassazione dei contribuenti (cioè portando in attivo il bilancio annuale dello Stato) o con l'emissione di nuovi titoli di stato col rischio, in quest'ultimo caso, di alimentarne le dimensioni fino a richiedere un aumento delle prime due misure o arrivare a una quota di titoli superiori alla domanda effettiva del mercato con effetto insolvenza su parte delle scadenze. L'esigenza di tenere sotto controllo l'espansione del debito pubblico ha quindi due principali motivazioni:
La prima è di carattere finanziario e attiene alla difficoltà di finanziare il debito pubblico quando questo cresce troppo velocemente. Come in tutti i casi di prestito di denaro se il debito è elevato o cresce velocemente cala fisiologicamente la fiducia dei creditori nel riacquisire i propri capitali ceduti scoraggiando l'ulteriore credito con possibile effetto di mancata copertura del debito stesso da parte dello Stato; in queste condizioni, se cala la fiducia dei sottoscrittori dei titoli sulla capacità del debitore di pagare gli interessi e di restituire il capitale, il finanziamento del debito può avvenire allora solo corrispondendo interessi più elevati cioè offrendo rendimenti più alti dei titoli di Stato (vedi spread). Analogo aumento degli interessi avviene quando cresce la tassazione del risparmio, che diminuisce l'interesse netto che rimane al risparmiatore. La spesa per interessi aggrava dunque il deficit pubblico facendo ulteriormente aumentare il debito e può innescare un circolo vizioso in cui all'aumento vorticoso del debito corrisponde un aumento della spesa per interessi, del deficit e quindi in ultimo del debito pubblico stesso fino alla possibile dichiarazione di insolvenza del debito ovvero al fallimento.
La seconda motivazione riguarda il cosiddetto "effetto spiazzamento". Se una parte dei risparmi privati finisce col finanziare il debito pubblico, si sottraggono risorse ai consumi e agli investimenti privati, con conseguenze negative sulla crescita economica. È l'effetto spiazzamento. È pur vero che queste somme sono distribuite ai detentori dei titoli, che sono imprese, privati e banche che in teoria possono tornare a prestare questo denaro per finanziare lo sviluppo, ma si deve considerare che la minor fiducia nell'emittente può indurre chi è tornato in possesso del proprio capitale di investire altrimenti: la cosa è tanto più evidente e pericolosa quando, come ad avviene ad esempio negli ultimi anni coll'enorme debito pubblico della Repubblica italiana, i titoli del debito sono soprattutto in mani estere e così infatti si è arrivati al default argentino.
In generale dunque per la riduzione della crescita del debito si può agire puntando sul risanamento dei conti pubblici ovvero alla riduzione del deficit pubblico attraverso politiche di bilancio pubblico di tipo restrittivo ovvero con tagli alla spesa pubblica e/o con un amento delle entrate statali sotto forma di prelievo fiscale, maggiore recupero di denaro da evasione fiscale, privatizzazioni di enti e proprietà pubbliche, condoni ecc. In alternativa si può finanziare il debito con il debito ovvero con l'emissione di nuovi titoli di stato con l'inconveniente però di aumentarne il rendimento atteso dal finanziatore/investitore e quindi la spesa per interessi. In Italia tali provvedimenti economico-finanziari a tal fine sono specificati all'interno di documenti contabili-finanziari quali la legge finanziaria o espressi all'interno di programmi di più lunga durata come il DPEF.
​



Debito pubblico e crescita economica

La maggior parte dei policy-makers sembra ritenere che il debito riduca la crescita economica. Si tratta di un'opinione in linea con i risultati di una fiorente letteratura empirica che mostra l'esistenza di una correlazione negativa tra debito pubblico e crescita economica. Tuttavia correlazione non implica causalità, che potrebbe anche essere invertita. Il legame tra debito e crescita potrebbe infatti scaturire dal fatto che è la ridotta crescita economica a generare elevati livelli di debito pubblico, ad esempio per minor entrate statali dalla tassazione dei contribuenti a parità di spesa.[4]
Come appare evidente dalla Statica Comparata del Modello Classico se la propensione all'investimento da parte delle imprese è inferiore alla propensione marginale al risparmio e le persone sono più interessate a investire in titoli piuttosto che a lavorare per cui risulta soddisfatta la disequazione:

allora una diminuzione della spesa pubblica fa decrescere il PIL e il numero di occupati mentre fa crescere il tasso di interesse, pertanto il rapporto Debito/PIL tende ad aumentare. Viceversa un aumento della spesa pubblica fa crescere il PIL e il numero di occupati e fa decrescere il tasso di interesse, pertanto il rapporto Debito/PIL tende a diminuire. Appare evidente pertanto che nell'ipotesi che risulti soddisfatta la disequazione (1) lo Stato prima di perseguire un'eventuale diminuzione della spesa pubblica dovrebbe compiere delle politiche di incentivazione all'investimento in economia reale e penalizzare la propensione marginale al risparmio in modo che la disequazione (1) non risulti soddisfatta.

Notizie tratte da Wikipedia. Wikipedia Ã¨ un'enciclopedia online, collaborativa e gratuita. Disponibile in oltre 280 lingue, Wikipedia affronta sia gli argomenti tipici delle enciclopedie tradizionali sia quelli presenti in almanacchi, dizionari geografici e pubblicazioni specialistiche.
Wikipedia è liberamente modificabile: chiunque può contribuire alle voci esistenti o crearne di nuove. Ogni contenuto è pubblicato sotto licenza
Creative Commons CC BY-SA e può pertanto essere copiato e riutilizzato adottando la medesima licenza.

bottom of page