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BCE - Banca centrale europea 

La Banca centrale europea (BCE o ECB - European Central Bank - in lingua inglese) è la Banca centrale incaricata dell'attuazione della politica monetaria per i diciassette paesi dell'Unione europea che hanno aderito all'euro e che formano la cosiddetta "Zona euro" o "area dell'euro". A partire dal 1º gennaio 2001, essi sono: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna.

Keywords

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Descrizione

La BCE è stata istituita in base al Trattato sull'Unione europea e allo "statuto del sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea", il 1º giugno 1998; mentre ha iniziato ad essere funzionale dal 1º gennaio 1999, quando tutte le funzioni di politica monetaria e del tasso di cambio delle allora undici banche centrali nazionali sono state trasferite alla BCE. Nella stessa data sono stati sanciti irrevocabilmente i tassi di conversione delle monete nazionali rispetto all'euro. Inoltre, ai sensi del diritto pubblico internazionale, la Banca ha propria personalità giuridica autonoma.
La BCE può emanare decisioni e formulare raccomandazioni e pareri non vincolanti. Deve inoltre essere consultata dalle altre istituzioni dell'Unione per progetti di modifica dei trattati che riguardino il settore monetario, oltre che per ogni atto dell'Unione riguardante materie di sua competenza.
Nelle diverse lingue dei paesi membri la Banca è nota con i seguenti acronimi:
BCE: Banque centrale européenne (francese), Banco Central Europeo (spagnolo), Banca centrale europea (italiano), Banco Central Europeu (portoghese), Banc Ceannais Eorpach (gaelico);
BĊE: Bank Ċentrali Ewropew (maltese)
ECB: European Central Bank (inglese), Europæiske Centralbank (danese), Europese Centrale Bank (olandese), Europeiska centralbanken (svedese), Evropska centralna banka (sloveno), Európska centrálna banka (slovacco);
EZB: Europäische Zentralbank (tedesco);
SBE: Seðlabánki Evrópu (islandese);
ΕΚΤ: Ευρωπαική Κεντρική Τράπεζα (greco);
EKP: Euroopan Keskuspankki (finlandese), Euroopa Keskpank (estone).

La sede della BCE è l'Eurotorre, a Francoforte sul Meno in Germania, in Kaiserstraße. Una nuova sede, la cui inaugurazione è prevista per il 2014, è in costruzione nel quartiere francofortese dell'Ostend, sulla struttura preesistente di quello che è stato il mercato all'ingrosso cittadino.
Dal 1º novembre 2011 il presidente della BCE è l'italiano Mario Draghi succeduto al francese Jean-Claude Trichet.



Scopo della BCE

Scopo principale della Banca centrale europea è quello di mantenere sotto controllo l'andamento dei prezzi mantenendo il potere d'acquisto nell'area dell'euro. La BCE esercita, infatti, il controllo dell'inflazione nell'"area dell'euro" badando a contenere, tramite opportune politiche monetarie (controllando la base monetaria o fissando i tassi di interesse a breve), il tasso di inflazione di medio periodo a un livello inferiore (ma tuttavia prossimo) al 2%.
Un ruolo analogo di contenimento dell'inflazione è svolto in America dalla Federal Reserve; quest'ultima però, a differenza della Bce, deve contemporaneamente perseguire l'obiettivo politico del pieno impiego.

 

Il sistema europeo delle banche centrali (SEBC) e l'eurosistema


La sede della Banca centrale europea, comunemente chiamata "Euro Tower" a Francoforte
Il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) comprende, a norma dell'articolo 106 del Trattato sull'Unione europea (il Trattato di Maastricht), la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali dei 27 stati membri dell'Unione europea a prescindere dall'adozione della moneta unica; solo i governatori delle banche nazionali dei paesi appartenenti all'"eurozona", però, prendono parte al processo decisionale e attuativo della politica monetaria della BCE.
Il cosiddetto eurosistema è infatti composto dalla BCE e dalle banche centrali nazionali dei paesi che hanno introdotto la moneta unica; le banche centrali nazionali dei paesi al di fuori della "zona euro" sono invece abilitate a condurre una politica monetaria nazionale autonoma. Fintanto che vi saranno stati membri dell'Unione europea non appartenenti all'"area dell'euro" vi sarà l'inevitabile coesistenza tra eurosistema e SEBC (l'eurosistema non era stato previsto dai trattati in quanto, diversamente da quello che si è poi verificato, si dava per scontata la partecipazione di tutti i paesi dell'Unione europea alla moneta unica).
Secondo l'articolo 105, paragrafo 1, del Trattato sull'Unione europea, oltre all'obiettivo principale del mantenimento della stabilità dei prezzi il SEBC "sostiene le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità" agendo "in conformità del principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza".
Tali obiettivi (definiti dall'articolo 2 del Trattato di Maastricht) sono:
uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell'insieme della Comunità
una crescita sostenibile, non inflazionistica, che rispetti l'ambiente
il raggiungimento e il mantenimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale
la coesione economica e sociale
la solidarietà tra stati membri.
Il paragrafo 2 del medesimo articolo 105 del Trattato indica inoltre quelle che sono le funzioni fondamentali del SEBC:
definire e attuare la politica monetaria per l'area dell'euro
svolgere le operazioni sui cambi
detenere e gestire le riserve ufficiali dei paesi dell'area dell'euro
promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento.

Tra le altre funzioni della Banca si possono inoltre elencare:
il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno dell'area dell'euro
la possibilità di acquisizione delle informazioni statistiche necessarie per lo svolgimento dei propri compiti dalle autorità nazionali competenti (gli istituti di statistica, l'ISTAT in Italia) o direttamente dagli operatori economici
la possibilità di intrattenere relazioni operative con istituzioni e organi dell'Unione europea, e al di fuori dell'Unione europea, negli ambiti di competenza dell'eurosistema.


L'organizzazione della BCE


Il processo decisionale all'interno dell'eurosistema è centralizzato a livello degli organi direttivi della BCE; l'organizzazione della BCE, basata su quella della Bundesbank tedesca, prevede che tali organi direttivi siano costituiti (articolo 109A del Trattato) da un Comitato esecutivo, a cui capo siede il Presidente della BCE (il Governatore), e dal Consiglio direttivo costituito dai membri del Comitato esecutivo e dai rappresentanti delle altre banche appartenenti all'eurosistema (con l'esclusione quindi dei rappresentanti delle Banche centrali dei paesi non aderenti all'euro); dal momento che alcuni dei paesi appartenenti all'UE non hanno ancora aderito alla moneta unica, esiste, dunque, un terzo organo decisionale, il Consiglio generale.
Le principali funzioni del Consiglio direttivo consistono in:
definire l'orientamento generale della politica della banca e prendere le decisioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi conferiti all'eurosistema;
definire la politica monetaria dell'area dell'euro compresi gli obiettivi monetari intermedi, i tassi di interesse di riferimento e l'offerta delle riserva monetarie in seno all'eurosistema e la definizione degli indirizzi necessari alla loro esecuzione.
Il Comitato esecutivo comprende il presidente e il vicepresidente della BCE e quattro altri membri, tutti scelti tra personalità aventi autorità ed esperienza professionale riconosciute in materia monetaria o bancaria, nominati dal Consiglio europeo che delibera a maggioranza qualificata su raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea sentito il parere del Parlamento europeo e del Consiglio direttivo della BCE (mentre per le nomine iniziali è stato sentito il Consiglio dell'Istituto monetario europeo). Le funzioni principali del Comitato esecutivo comprendono:
l'attuazione della politica monetaria conformemente agli orientamenti e alle decisioni del Consiglio dei governatori e, nell'ambito di tale quadro, impartire alle Banche centrali nazionali le necessarie istruzioni;
l'esercizio dei poteri delegati da parte del Consiglio direttivo;
la gestione corrente della BCE.
Il Consiglio generale è composto dal presidente e dal vicepresidente della BCE e dai governatori delle BCN dei 27 paesi membri dell'UE (possono partecipare alle riunioni del Consiglio generale, ma senza diritto di voto, gli altri membri del Comitato esecutivo della BCE, il Presidente del Consiglio dell'Unione europea e un membro della Commissione europea). Il Consiglio generale è un organo di transizione dal momento che, a norma dello "statuto del sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea", viene sciolto nel momento in cui tutti gli stati membri dell'UE hanno introdotto la moneta unica. Il Consiglio generale svolge i compiti in precedenza affidati all'Istituto Monetario Europeo, e assunti dalla BCE nella Terza fase dell'Unione economica e monetaria (UEM).
Il Consiglio generale si occupa, tra l'altro, dei seguenti compiti:
assolvere le funzioni consultive della BCE;
raccogliere le informazioni statistiche;
redigere il Rapporto annuale della BCE;
redigere le disposizioni per l'uniformazione delle procedure contabili delle Banche centrali nazionali.



Immunità



L'articolo 40 del Protocollo sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, recita:
"La BCE beneficia sul territorio degli stati membri dei privilegi e delle immunità necessari per l'assolvimento dei propri compiti, alle condizioni previste dal protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee [...]".
In materia di immunità tale concetto è stato ripreso dall'articolo 11 della Costituzione Europea, relativo all'immunità di giurisdizione, sul territorio di ciascuno stato membro, per i funzionari e altri agenti dell'Unione per gli atti da loro compiuti in veste ufficiale, per il quale la giurisdizione ricade presso la corte di giustizia europea e non presso i tribunali nazionali.
Capitale e riserve [modifica]

Le Banche centrali nazionali (BCN) sono le uniche autorizzate alla sottoscrizione e alla detenzione del capitale sociale della BCE. La sottoscrizione di tale capitale sociale è stata effettuata secondo un criterio di ripartizione proporzionale alla percentuale di ciascuno stato membro dell'Unione europea al PIL comunitario e alla popolazione dell'Unione.
Al 1º gennaio 2011, l'ammontare sottoscritto, e interamente versato, dalle Banche centrali nazionali dei paesi della "zona euro" è pari a 5.196.932.289,36 euro, ovvero il 48,2956% dei 10.760.652.402,58 costituenti il totale del capitale sociale della BCE. Nel dicembre 2010, infatti, è stato deliberato, con effetto dal 29 dicembre 2010, un aumento di capitale di 5 miliardi di euro, portando così il capitale sociale dai precedenti 5,76 miliardi agli attuali 10,76. Le Banche centrali nazionali della Zona euro hanno pagato la prima rata dell'aumento il 29 dicembre 2010, mentre le restanti due rate verranno corrisposte, rispettivamente, alla fine del 2011 e alla fine del 2012.



Emissione di moneta

Alla BCE spetta il compito di emettere l'8% della moneta emessa dal SEBC. Tale quota viene iscritta nello stato patrimoniale alla voce “banconote in circolazione” del passivo. La quota della BCE sul totale delle banconote in euro emesse trova contropartita nei crediti nei confronti delle BCN, crediti, di natura fruttifera, iscritti alla voce “crediti interni all'eurosistema: crediti derivanti dall'allocazione delle banconote in euro all'interno dell'eurosistema”.
Gli strumenti della BCE [modifica]

Compito della Banca centrale è regolare l'offerta di moneta[7] e fissare il tasso di interesse, detto tasso di rifinanziamento o tasso di sconto[8].
La SEBC regola l'offerta di moneta e trasmette la politica monetaria alle banche mediante questi strumenti:
Operazioni di mercato aperto
Operazioni su iniziativa delle controparti, per la gestione giornaliera della liquidità
Modifiche del coefficiente di riserva obbligatorio delle banche
Le operazioni di mercato aperto si svolgono tramite acquisto (o vendita) di titoli in cui si crea (o assorbe) base monetaria. Solitamente sono operazioni a pronti contro termine, cioè temporanee, in cui ad esempio nel primo periodo si compra una certa quantità di titoli e in un periodo successivo si vende la stessa o una diversa quantità dello stesso titolo, in modo tale da permettere una certa flessibilità nell'azione della banca centrale. Questo tipo di operazione si inserisce nel principio di libero mercato adottato dall'Unione Europea. Le operazioni di rifinanziamento principale sono le operazioni più importanti della BCE: infatti la maggior parte della base monetaria offerta è fornita tramite questa modalità. Un altro strumento sono le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine.
Le operazioni su iniziativa delle controparti sono due tipi di operazioni che rispettivamente iniettano o assorbono liquidità overnight (dal pomeriggio alla mattina del giorno dopo)
il rifinanziamento marginale in cui una banca chiede un prestito ad un tasso prestabilito dalla banca centrale, dietro garanzia, per una necessità di liquidità.
il deposito marginale in cui una banca deposita solitamente un eccesso di liquidità ad un certo tasso stabilito dalla Banca centrale.
La differenza tra il tasso di rifinanziamento marginale e il tasso di deposito marginale dà luogo al così detto "corridoio" in cui fluttua il tasso di interesse interbancario.
Un terzo strumento è la riserva obbligatoria, attualmente del 2%. È una percentuale dei depositi, titoli di debito e titoli del mercato monetario con scadenza inferiore ai due anni che le banche devono depositare presso la banca centrale. Quello che conta è che nel mese considerato sia tenuta in media la percentuale richiesta con la possibilità quindi per le banche di mobilizzare la riserva per necessità di liquidità senza dover richiedere liquidità al mercato interbancario.


Strategia di politica monetaria

Nel dibattito teorico esistono essenzialmente due diverse strategie per attuare la politica monetaria: il monetary targeting e l'inflation targeting. Il primo fa riferimento all'approccio eseguito da alcune banche centrali nazionali, dagli anni settanta, in cui per controllare l'inflazione e l'attività economica si fa riferimento al tasso di crescita di uno o più aggregati monetari. Questo approccio richiede però particolari presupposti: una stabile relazione tra domanda di moneta e livello dei prezzi cioè una stabile funzione di domanda di moneta e la possibilità di controllare lo stock di moneta nel breve periodo. Un paese che ha avuto successo con questo approccio è stato, in particolare, la Germania. L'inflation targeting invece è inteso come l'obiettivo della banca centrale di mantenere entro un certo intervallo l'inflazione, senza l'imposizione a priori di quali strumenti debba utilizzare. La BCE non avendo materiale empirico sufficiente per scegliere una particolare strategia, ha scelto di implementarne una propria definita «strategia di politica monetaria orientata alla stabilità» che include caratteristiche di entrambe le strategie sopracitate.[9][10] La BCE ha quindi la possibilità di utilizzare vari strumenti per svolgere il proprio compito di stabilità dei prezzi, intesa come «la situazione in cui la variazione sui dodici mesi dell'Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo (IAPC)» sia inferiore ma prossimo al 2%, precisando l'orizzonte temporale del medio termine; è stato sottolineato l'orizzonte temporale del medio periodo poiché la volatilità dei prezzi nel breve è un fenomeno che non è dovuto a cause monetarie, bensì ad esempio a variazioni dei prezzi delle materie prime, e quindi non risponderebbe a interventi di politica monetaria.
Caratteristiche della strategia
La strategia si basa su due pilastri[11]: il primo è la quantità di moneta. Il Consiglio direttivo della BCE ha individuato un valore di riferimento per la crescita della moneta, che però non è vincolante, riferito all'aggregato monetario M3. Da maggio 2003 inoltre la BCE non fa più una revisione annuale di questo indicatore. Il secondo pilastro è invece una «valutazione di ampio respiro delle previsione dell'andamento dei prezzi nell'area euro [..]. Questa valutazione verrà compiuta facendo riferimento a un ampio ventaglio di indicatori economici». Questi ultimi sono: indicatori dell'attività economica reale, costo del lavoro, tassi di cambio e prezzi esteri, prezzi delle attività finanziarie ed aspettative di imprese e consumatori.

 

Interventi in risposta alla crisi
In seguito alla crisi che nel 2008 colpì l’economia mondiale, e di riflesso anche l’Europa, pesando sui bilanci delle banche e degli Stati, la BCE assunse un ruolo più interventista.
L'8 dicembre 2011, la Banca Centrale applicò nuove misure all'esterno dei suoi compiti ordinari: stanziò fondi, tramite aste a tasso fisso ed a piena aggiudicazione, con scadenza a 36 mesi, invece dell'usuale settimana. Con due operazioni di rifinanziamento a lungo termine (in inglese, Long Term Refinancing Operation, LTRO), tra il dicembre 2011 e il febbraio 2012, sono stati prestati alle banche europee oltre 1000 miliardi di euro con l’obiettivo di normalizzare i parametri del credito nell’Eurozona ed evitare un credit crunch[12]. Inoltre il Consiglio direttivo decise di ridurre, dal 2% all'1% e a titolo temporaneo, il coefficiente di riserva obbligatoria[13].
Tuttavia, questi interventi furono giudicati insufficienti da vari economisti[14]. In particolare essi chiesero alla Banca Centrale:
di assumere il ruolo di prestatore di ultima istanza, ossia di acquistare direttamente titoli di stato dei Paesi sottoposti alla pressione dei mercati, per consentire un calo degli interessi;
di effettuare una politica monetaria espansiva, sull’esempio degli alleggerimenti quantitativi operati della Federal Reserve.
Nel 2012, la BCE si orientò per venire incontro alla prima delle due richieste. Nell'ottica di salvaguardare la moneta unica e moderare gli spread, minacciate dalle turbolenze dei mercati, fu prevista la possibilità che la Banca Centrale attui delle operazioni monetarie dirette (Outright Monetary Transactions, OMT), acquistando titoli di stato sul mercato secondario. Tale azione è tuttavia condizionata alle richieste del Paese che viene considerato in difficoltà e alla sua adesione ad un programma economico specifico[15]. Anche per questo motivo, finora nessuno Stato europeo vi ha fatto ricorso[senza fonte]. L'acquisto di titoli del debito pubblico sul mercato primario è invece previsto dal Meccanismo europeo di stabilità (ESM), che non coinvolge la BCE.



Indipendenza

Il primo aspetto per il quale la BCE viene criticata è l'assoluta indipendenza dell'istituzione: la BCE è, infatti, nata come una banca centrale, pensata per operare in maniera indipendente dalla politica; sebbene i suoi poteri e obiettivi derivino da decisioni politiche dell'Unione europea e dei paesi membri della stessa, le decisioni su come tali poteri debbano essere utilizzati e sul come raggiungere gli obiettivi prefissati sono state, infatti, direttamente delegate alla BCE stessa.
Alcuni ritengono non democratica tale indipendenza decisionale e criticano, di conseguenza, il processo decisionale e gli obiettivi della BCE, asserendo sia che gli obiettivi economici della BCE sono troppo lontani da quelli dei cittadini dell'Unione sia che la politica monetaria della banca è troppo impermeabile a eventuali critiche, anche quando queste dovessero riguardare l'influenza di tale politica della BCE su aspetti fondamentali quali il rispetto dei diritti umani e l'ambiente.
La BCE, inoltre, non pubblica (né sollecita) alcun commento alle proprie decisioni: a seguito della pubblicazione delle proprie decisioni le pagine web della banca non permettono, infatti, l'inserimento di commenti alle stesse da parte dei cittadini; da parte dei critici si ritiene, inoltre, che i dettagli relativi alle riunioni degli organi decisionali della banca non siano pubblicati per non dar conto delle fratture e dei differenti punti di vista emersi, pur se esistenti.
Come conseguenza di ciò si sottolinea come i cittadini dell'Unione europea possano influenzare le decisioni della BCE solo in maniera del tutto indiretta tramite il processo elettorale in ciascuno degli stati membri: anche così, però, l'influenza sulla concreta politica operativa della BCE, esercitabile dai cittadini europei, è di rilevanza assai modesta. Di fatto la BCE è totalmente indipendente nell’esercizio delle sue funzioni e non può, al pari delle banche centrali nazionali del SEBC e dei membri dei rispettivi organi decisionali, sollecitare o accettare istruzioni da organismi esterni. Le istituzioni dell’UE e i governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio evitando di influenzare la BCE o le banche centrali nazionali.
Di contro è pur vero che la BCE rimane responsabile delle proprie decisioni sia nei confronti del Parlamento europeo che del Consiglio dei ministri: come già indicato le nomine del presidente, del vicepresidente e degli altri membri del Comitato esecutivo della BCE devono infatti essere approvate da consiglio e parlamento prima di diventare effettive e, inoltre, la BCE deve presentare una relazione annuale del proprio operato di fronte al parlamento riunito in seduta plenaria mentre, sia il proprio presidente sia i membri del Comitato esecutivo, partecipano alle riunioni (che sono almeno quattro all'anno) del "Comitato parlamentare per gli affari monetari".
Inoltre è da aggiungere che l'orientamento generale degli economisti è a favore dell'indipendenza dell'istituto di emissione centrale, ritenendola una caratteristica fondamentale per il raggiungimento dell'obiettivo primario della Politica monetaria: la stabilità dei prezzi. È stato storicamente accertato che i paesi caratterizzati da elevata inflazione erano quelli i cui organi politici erano intervenuti in maniera eccessiva nel processo di creazione della moneta.


Obiettivi inflazionistici 
I critici affermano che gli obiettivi fissati e perseguiti dalla BCE siano inappropriati. Essi sostengono che la BCE fisserebbe i tassi d'interesse con il solo obiettivo di controllare l'inflazione senza prenderne in considerazione altri, quali il raggiungimento del tasso di disoccupazione naturale o frizionale o la stabilità dei tassi di cambio. Per essi, il tasso di inflazione sarebbe un obiettivo troppo limitato in relazione alle reali necessità dell'economia.
Coloro che sono a favore, invece, dichiarano che la Banca centrale ha fissato l'unico obiettivo che può essere ragionevolmente raggiunto con gli strumenti che le sono stati affidati: la stabilità dei prezzi. L'obiettivo del pieno impiego deve essere raggiunto attraverso altri strumenti che appartengono al campo della politica fiscale. La stabilità del cambio, invece, avrebbe bisogno di un intervento comune di governi e di Banca centrale e porrebbe dei rischi per il rispetto dell'obiettivo primario. Per tale motivo la Banca centrale si è limitata ad applicare questo obiettivo nei confronti dei paesi che hanno interesse a entrare nell'Euro e che appartengono allo SME 2.

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