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Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano, già Presidente della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, e sindaco di Firenze per il mandato 2009-2014.



Biografia

Figlio di Laura Bovoli e Tiziano Renzi[1][2], già consigliere comunale di Rignano sull'Arno tra il 1985 e il 1990 per la Democrazia Cristiana[3], è il secondo dei quattro figli della coppia: la sorella maggiore Benedetta è nata nel 1972, il fratello Samuele nel 1983 e la sorella minore Matilde nel 1984[4][5].
Cresce a Rignano sull'Arno[6], paese dei genitori, e studia a Firenze, prima al Liceo Ginnasio Dante e poi all'Università degli Studi di Firenze, dove si laurea nel 1999 in Giurisprudenza[7] con una tesi dal titolo Amministrazione e cultura politica: Giorgio La Pira Sindaco del Comune di Firenze 1951-1956 con relatore il Prof. Bernardo Sordi. Ha una formazione scout e ha diretto, firmandosi Zac, la rivista nazionale della branca R/S Camminiamo insieme[8]. Ha lavorato con varie responsabilità per la CHIL Srl[9], società di servizi di marketing di proprietà della sua famiglia (il cui nome è di ispirazione lupettara) di cui è dirigente in aspettativa, in particolare coordinando il servizio di vendita del quotidiano La Nazione sul territorio fiorentino con la diretta gestione degli strilloni.
Ancora diciannovenne, nel 1994, per cinque puntate consecutive partecipa come concorrente a La ruota della fortuna, vincendo 48 milioni di lire[10][11]. Sposato dal 1999 con Agnese, insegnante di liceo, ha tre figli: Francesco, Emanuele ed Este

Carriera politica 

​Primi passi 
Renzi inizia la sua attività politica durante gli anni del liceo[14][15]. Nel 1996 contribuisce alla nascita dei Comitati Prodi e si iscrive al Partito Popolare Italiano, di cui diventa, nel 1999, segretario provinciale[16]. Nel 2001 diventa coordinatore de La Margherita fiorentina e, nel 2003, segretario provinciale[17].

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Presidente della provincia di Firenze 
Tra il 2004 e il 2009 è presidente della Provincia di Firenze[18]; alle elezioni del 12 e 13 giugno 2004 ottiene il 58,8% dei voti in rappresentanza di una coalizione di centro-sinistra[19]. In linea con il suo messaggio di lotta alla cosiddetta casta politica e agli sprechi sostiene di avere, durante il suo mandato, diminuito le tasse provinciali, diminuito il numero del personale e dimezzato i dirigenti dell'ente fiorentino[20]. Tuttavia nel 2012 la Corte dei conti ha aperto un'indagine sulle spese di rappresentanza effettuate dalla Provincia durante il mandato di Renzi, che ammontano a circa 600 mila euro[21][22].


Sindaco di Firenze 

Il 29 settembre 2008 si candida alle elezioni primarie del Partito Democratico per la candidatura a sindaco di Firenze[23], vincendo a sorpresa con il 40,52% dei voti, il 15 febbraio 2009[24][25].
Il 9 giugno 2009 alle successive elezioni amministrative, Renzi ottiene il 47,57% dei voti contro il 32% del candidato del centro-destra Giovanni Galli, con il quale va al ballottaggio. Il 22 giugno 2009 viene eletto sindaco di Firenze[26] riportando il 59,96% dei voti[27]. Fa parte della Direzione nazionale del Partito Democratico[28]. Nel 2010 è stato, secondo vari sondaggi, il sindaco più amato d'Italia[29][30].
Il 6 dicembre 2010 Matteo Renzi si reca in visita ad Arcore, presso la villa privata di Silvio Berlusconi, per discutere di alcuni temi legati all'amministrazione di Firenze[31]. La notizia, diffusa ad incontro ormai avvenuto, provoca reazioni contrastanti e alcune polemiche anche tra i suoi sostenitori[32].
Sotto la sua guida, Firenze è stata la prima grande città italiana in cui è stato approvato con un'ampia maggioranza nel consiglio comunale (30 voti a favore, 9 contrari e 5 astenuti) un Piano strutturale a Volumi Zero, ovvero senza possibilità di aumentare la cubatura rispetto al patrimonio edilizio esistente e permettendo di costruire ex novo soltanto a seguito di demolizione in uguali volumi di edifici vetusti[33]. Il piano strutturale prevede inoltre che in futuro possano circolare nelle ZTL di Firenze solo auto elettriche[34][35]. A giugno 2011 è entrata in vigore una nuova pedonalizzazione, che comprende, tra gli altri, importanti luoghi fiorentini quali Piazza de' Pitti.
Secondo uno studio di Datamonitor pubblicato nel luglio 2012 Renzi è il terzo sindaco delle città metropolitane più amato, con una percentuale di consensi del 58,4%, superato da Luigi De Magistris (65,2%) e da Piero Fassino (61%)[36].

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Il movimento dei "rottamatori" â€‹

Il 29 agosto 2010 lancia l'idea della «rottamazione senza incentivi» dei dirigenti di lungo corso del Pd[37], e dal 5 al 7 novembre seguenti organizza con Giuseppe Civati e Debora Serracchiani un'assemblea alla Stazione Leopolda di Firenze (Prossima Fermata: Italia)[38]. All'assemblea si contano oltre 800 interventi e 6800 partecipanti[39]. Nasce così il manifesto del "renzismo": la Carta di Firenze[40].
I principali sostenitori del gruppo dei "rottamatori" sono il Presidente dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna Matteo Richetti, il deputato regionale siciliano Davide Faraone ed il consigliere regionale lombardo Giuseppe Civati. Si sono dichiarati a sostegno del gruppo undici parlamentari: i senatori Andrea Marcucci, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Pietro Ichino, Luigi Lusi ed i deputati Luigi Bobba, Giuseppe Civati, Roberto Giachetti, Maria Paola Merloni, Ermete Realacci e Giuseppina Servodio[41].
Dai primi mesi del 2011 Renzi è impegnato[42] in una campagna contro le morti su strada dovute a incidenti stradali tramite un inasprimento delle pene e la creazione del nuovo reato di "omicidio stradale"[43].
Nell'ottobre 2011 sulla scia della sua crescente notorietà dopo la Leopolda I, ha creato una "tre giorni" di proposte chiamata Big Bang[44], sempre alla Leopolda di Firenze, con i democratici Davide Faraone (Sicilia) e Matteo Richetti (Emilia-Romagna), due giovani outsider del PD, nella quale chiunque ha avuto la possibilità di salire sul palco e dire in cinque minuti la sua idea d'Italia se fosse stato a Palazzo Chigi. Questo incontro è stato oggetto di critiche da parte di alcuni esponenti del Partito Democratico[45], vicini al segreterio Bersani.
Sono intervenuti o hanno partecipato professori, scrittori (come Alessandro Baricco o Edoardo Nesi), studenti, economisti (Luigi Zingales), imprenditori (Guido Ghisolfi, big del settore del PET, Martina Mondadori, dell'omonima casa editrice, e Alberto Castelvecchi tra gli altri), lavoratori e personaggi dello spettacolo (Fausto Brizzi, Pif e Giorgio Gori, ex dirigente Fininvest e già direttore di Canale 5) mentre tra i politici Sergio Chiamparino, Arturo Parisi, Ermete Realacci, Pietro Ichino, Maria Paola Merloni, Graziano Delrio, Salvatore Vassallo, il radicale Matteo Mecacci, Federico Berruti e altri hanno sostenuto l'evento che ha avuto grande visibilità nazionale[46].
Nel giugno 2012 ha organizzato assieme a Davide Faraone, Matteo Richetti e Giorgio Gori la seconda edizione del Big Bang, denominata Italia Obiettivo Comune. Al Palacongressi di Firenze quasi un migliaio di amministratori locali del Partito Democratico hanno raccontato la loro esperienza di governo del territorio per rilanciare un nuovo modello di Pd e di Italia[47]. Al convegno sono intervenuti Andrea Sarubbi, Andrea Ballarè e Debora Serracchiani tra gli altri, con il sostegno di personalità come, ad esempio, Salvatore Vassallo, Graziano Delrio e Vincenzo De Luca.


Primarie del 2012 

Il 13 settembre 2012 si candida ufficialmente, durante un comizio a Verona, alle primarie del centrosinistra[48]. Tra gli sfidanti di Renzi: il segretario PD Pier Luigi Bersani, il presidente della regione Puglia e presidente di SEL Nichi Vendola, il consigliere della regione Veneto Laura Puppato (PD) e l'assessore al Bilancio del comune di Milano Bruno Tabacci (ApI)[49]. Per la sua campagna elettorale, Renzi organizza un tour per l'Italia a bordo di un camper, che lo porta a toccare, tra settembre e novembre 2012, tutte le province italiane[50].
Nel primo turno delle primarie che si è svolto il 25 novembre 2012 Renzi ha ottenuto il 35,5% pari a 1.104.958 voti complessivi, posizionandosi al secondo posto tra i cinque candidati, dietro a Pier Luigi Bersani al 44,9% con 1.395.096 voti[51]. In particolare, al primo turno Renzi è stato il candidato più votato nelle cosiddette "regioni rosse" come Toscana, Umbria e Marche[52].
Al secondo turno delle primarie, svoltosi il 2 dicembre 2012, perde contro Bersani, ottenendo 1.095.925 voti pari al 39,1%, contro il 60,9% (1.706.457 voti) del segretario del PD[53]. Anche nelle "regioni rosse" Renzi non è riuscito ad aumentare i consensi rispetto al primo turno, vincendo soltanto in Toscana, mentre in tutte le altre regioni italiane ha vinto Bersani, con un ampio distacco soprattutto in quelle meridionali[54].

​
Il programma​

Fra le varie proposte presenti nel programma di Renzi, c'erano la diminuzione delle tasse per il lavoro dipendente con aumento di 100 euro dello stipendio netto in busta paga[55], da finanziarsi tramite il taglio del 15% delle spese della pubblica amministrazione[56]; raggiungere la copertura degli asili nido per i bimbi italiani al 40% entro il 2018, che indirettamente costituirebbe un incentivo all'occupazione femminile e la creazione di potenziali 450000 posti di lavoro[56]; il sostegno creditizio alla piccola e media impresa da finanziarsi tramite il ricollocamento dei fondi europei; diritti civili per le coppie omosessuali sul modello delle civil partnership inglesi[56]; aggiornamento della legge 40 sulla fecondazione artificiale alla normativa europea; divorzio veloce se consensuale e se i coniugi non hanno avuto figli; introduzione di una serie di meccanismi volti ad attirare in Italia investimenti esteri[56], come agevolazioni fiscali per i primi anni di insediamento; lotta alla corruzione con l'introduzione di pene più severe; lotta all'evasione fiscale concentrata sui grandi evasori e gli evasori totali[56]; abolizione o riduzione drastica dei rimborsi ai partiti; diminuzione delle indennità dei politici e del numero dei parlamentari sul modello dei provvedimenti presi dal Presidente della Repubblica francese François Hollande.

​
Polemiche
La candidatura di Renzi è stata oggetto di accese polemiche all'interno del Partito Democratico, con contestazioni da parte di numerosi dirigenti, come Rosy Bindi e Massimo D'Alema, e di politici esterni al PD come Nichi Vendola.
La polemica più dura è avvenuta con Stefano Fassina, responsabile per l'economia del partito, che ha accusato Renzi di aver copiato alcuni punti del programma di Bersani. Renzi ha replicato che il suo programma è stato presentato molto prima di quello del segretario PD[59].
Tre giorni prima delle elezioni primarie Renzi, durante la trasmissione radiofonica 105 Friends di Radio 105, ha detto che in caso di sconfitta avrebbe portato un po' dei suoi amici in Parlamento e che avrebbe cercato di avere un po' di spazio, ma che non si sarebbe fatto comprare[60][61]. Il giorno dopo Renzi ha rivendicato quanto detto in radio: «Nel presunto fuori onda di R105 dico le stesse cose che dico sempre. Dico che in caso di sconfitta non mi farò comprare e che qualcuno dei nostri andrà in parlamento (spero con le primarie) ma non io»[62].


Posizioni politiche

Renzi si è dichiarato favorevole al ricambio generazionale della classe dirigente, tramite l'uso di elezioni primarie. Sostiene alcune battaglie atte a ridurre il costo della politica, tra cui l'eliminazione di una delle due camere, l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, l'elezione diretta dei politici da parte dei cittadini, le abolizioni dei vitalizi e la cancellazione dei contributi statali ai giornali di partito[63].
Riguardo al Partito Democratico ha dichiarato che il Pd dovrebbe maggiormente guardare al futuro, alle proposte e alle idee, anziché parlare in "politichese" e inseguire le alleanze "contro qualcuno"[64].
Le sue posizioni politiche sono considerate da alcuni osservatori o da membri del suo stesso partito "non di sinistra". In particolare, il suo pranzo ad Arcore con Silvio Berlusconi[65] ha suscitato molte polemiche e perplessità tra i suoi stessi sostenitori. Silvio Berlusconi ha dichiarato: «Renzi porta avanti le nostre idee, sotto le insegne del Pd»[66], Renzi ha smentito. La principale smentita però è venuta dal primo turno delle primarie, in cui il Sindaco di Firenze ha vinto in tutti i principali fortini della sinistra[67].
Ha affermato che se fosse stato un operaio della FIAT di Pomigliano d'Arco avrebbe votato «senza se e senza ma» a favore del referendum proposto da Sergio Marchionne[68]. Tuttavia, nel 2012 ha dichiarato di esser rimasto deluso dalle successive scelte di Marchionne[69].
Guarda con interesse alle proposte in tema di lavoro ed economia di Pietro Ichino, Tito Boeri e Luigi Zingales, tra cui la flexicurity ispirata al modello scandinavo[70][63]. Si è spesso trovato in contrapposizione con i sindacati e ha sovente rimarcato la questione dell'inoperosità di una parte degli impiegati nella pubblica amministrazione.
In un'intervista su Max si è dichiarato a favore della civil partnership (unioni civili sul modello britannico) e ha dichiarato che un politico non deve vedere il matrimonio «come un sacramento»[71].
Ha votato contro il nucleare ai referendum del 2011; si è espresso a favore del ricarico sulle bollette dei costi per gli investimenti sull'acqua pubblica[72]; ha supportato a Firenze le pedonalizzazioni e un piano strutturale a volumi zero.
Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti propone, accanto a un forte sistema di prelievo differenziato dei materiali riciclabili, l'uso dei termovalorizzatori[73]. Su questo punto è stato spesso accusato di sottovalutare i rishi legati alla presenza di diossine nei fumi di scarico degli impianti[74].

 

Procedimenti giudiziari

Il 5 agosto 2011 è stato condannato in primo grado, insieme ad altre venti persone, dalla Corte dei conti della Toscana per danno erariale e al pagamento di 14 000 euro[75]. Il procedimento si riferisce a quando era presidente della Provincia di Firenze. Alla condanna Renzi ha reagito richiedendo il giudizio d'appello[20]. Le contestazioni riguardano la categoria di inquadramento di quattro persone nello staff, assunte a tempo determinato in categoria D anziché C, in violazione delle norme sull'accesso alle carriere pubbliche[76].

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