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Denis Verdini

Verdini telefona a PIAZZAPULITA

Ritratto

Denis Verdini intervistato da Lucia Annunziata: "La par condicio è un'aberrazione" 1/2

Autorizzazione alle intercettazioni

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Denis Verdini (Fivizzano, 8 maggio 1951) è un politico e banchiere italiano.



Biografia

Nato a Fivizzano (MS), da giovanissimo si è trasferito a Campi Bisenzio con la famiglia. Titolare di macellerie, si laurea in scienze politiche e si specializza come dottore commercialista, esercitando a lungo la professione, prima di divenire presidente del locale Credito Cooperativo Fiorentino.

È stato assistente docente di Storia delle dottrine economiche all'università Luiss di Roma nell'anno accademico 1996-97. Cultore di storia economica, ha approfondito gli studi su banca e moneta.
Vive a Firenze, è sposato ed ha tre figli: Tommaso, Francesca e Diletta.


Carriera politica
Esponente del Partito Repubblicano Italiano nella "Prima Repubblica", in occasione delle elezioni politiche del 1994 è candidato alla Camera in un collegio uninominale della Toscana (quello di Sesto Fiorentino) per il Patto per l'Italia in quota Patto Segni (lista che accoglieva al suo interno i repubblicani), raccoglie il 16,6% senza venire eletto. Dopo la vittoria delle elezioni da parte di Forza Italia diventa "forzista"[1] e si candida alle consultazioni regionali del 23 aprile 1995 nella lista Forza Italia-Polo Popolari ed è eletto nella circoscrizione provinciale di Firenze, con 2.856 voti di preferenza. È stato vicepresidente del Consiglio regionale, membro della commissione Attività produttive e della commissione di Vigilanza.
Alle elezioni regionali del 16 aprile 2000 si presenta nella lista Forza Italia ed è eletto nella circoscrizione provinciale di Firenze, con 7.166 voti di preferenza. È stato vicepresidente del Consiglio regionale, membro della commissione Affari istituzionali e della commissione speciale Statuto.
Nel 2001 Verdini viene eletto alla Camera nelle file di Forza Italia. Si dimette da consigliere regionale; al suo posto subentra, il 4 luglio 2001, Paolo Marcheschi.
Alle elezioni regionali del 3-4 aprile 2005 è eletto nella circoscrizione di Firenze per la lista di Forza Italia, poi ha rassegnato le dimissioni da consigliere regionale per incompatibilità con la carica di parlamentare: è stato surrogato da Angelo Pollina nella prima seduta consiliare il 5 maggio.
Alle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 è stato riconfermato deputato della Repubblica al Parlamento Italiano per la XV Legislatura.
Dopo le elezioni politiche del 13-14 aprile 2008 è nominato Coordinatore Nazionale di Forza Italia. Gestisce la fusione del suo partito con Alleanza Nazionale[1]. Nel 2009, dopo la nascita del Popolo della Libertà, è stato creato l'ufficio di Coordinatore Nazionale, che è ricoperto da tre persone: Verdini ne fa parte, insieme con Sandro Bondi e Ignazio La Russa.
È titolare del 15% delle azioni della società editrice del quotidiano Il Foglio. Nel 1997 Verdini aiutò Giuliano Ferrara, direttore del quotidiano, nella campagna elettorale per il seggio del Mugello, in cui, vigente il sistema maggioritario, Ferrara sfidò (perdendo) Antonio Di Pietro.
Il 23 luglio 2010 in una lettera (resa pubblica il 26 luglio) si dimette da presidente e consigliere del consiglio di amministrazione del Credito Cooperativo Fiorentino a causa dello scandalo P3 che lo vede coinvolto per corruzione e violazione della Legge Anselmi sulle società segrete. Verdini ha affermato: "Su di me scatenata una tempesta mediatica e queste accuse rischiano di gettare ombra sulla banca". Per solidarietà a Verdini si è dimesso dopo poche ore tutto il consiglio di amministrazione del credito. Alcuni politici, come Fini, ne hanno chiesto le dimissioni anche dagli incarichi politici. La Banca d'Italia, con delibera unanime del Direttorio del 20 luglio 2010, aveva peraltro già proposto al Ministro dell'Economia e delle Finanze "la sottoposizione dell'azienda alla procedura di amministrazione straordinaria per gravi irregolarità nell'amministrazione e gravi violazioni normative". Con decreto del 27 luglio il Ministro dell'Economia ha disposto il commissariamento della banca. Il 14 agosto la Banca d'Italia contesta a Verdini un conflitto d'interessi pari a 60,5 milioni di euro per la banca di cui è stato amministratore. Nel marzo 2012 l'istituto, sottoposto dalla Banca d'Italia a liquidazione coatta amministrativa cessa di esistere. Le attività sono acquisite da Chiantibanca mentre le sofferenze sono acquisite dal fondo nazionale di garanzia delle Bcc.
Durante la crisi politica di fine 2010 crea scalpore una sua affermazione, che ha fatto seguito a una nota della Presidenza della Repubblica, in cui dichiara: "Le prerogative del Colle che potrebbe mandare a casa chi ha vinto le elezioni? Ce ne freghiamo politicamente". In seguito alle dure critiche dell'opposizione e di Fli, l'ufficio stampa del Pdl e lo stesso Verdini hanno puntualizzato che tale dichiarazione non voleva essere una mancanza di rispetto nei confronti del Capo dello Stato, ma piuttosto una rivendicazione delle prerogative costituzionali proprie del governo.

Procedimenti giudiziari 

Nel febbraio 2010 è stato indagato dalla Procura di Firenze per il reato di concorso in corruzione, riguardo ad alcune irregolarità a lui imputabili su alcuni appalti a Firenze e a La Maddalena, sede in cui si sarebbe dovuto tenere il G8 (poi spostato a L'Aquila). Il gip si riserva la decisione di ricorrere ad eventuale rinvio a giudizio.
Nel maggio 2010 è indagato dalla Procura di Roma in un'inchiesta su un presunto comitato d'affari, la cosiddetta "cricca", che avrebbe gestito degli appalti pubblici in maniera illecita.
Nel luglio 2010 vennero arrestati l'imprenditore Flavio Carboni, coinvolto a Roma in un'inchiesta che puntava a scoperchiare una cupola che avrebbe avuto interesse nella gestione degli appalti sull'energia eolica in Sardegna (che vede indagato anche il governatore PDL della Sardegna Ugo Cappellacci), insieme a Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente della Democrazia Cristiana e all'imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli. Queste persone vennero accusate dalla Procura di Roma di aver esercitato presunte forzature sui giudici della Corte Costituzionale al fine di favorire il giudizio di legittimità costituzionale sul Lodo Alfano, di aver sostenuto la riammissione della lista civica regionale "Per la Lombardia", collegata al candidato di centrodestra alle elezioni regionali del 2010 e successivamente eletto governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni e, infine, di aver favorito la nomina a presidente della Corte d'Appello di Milano al pm Alfonso Marra.
Dall'inchiesta è emerso che il 23 settembre 2009 avrebbe avuto luogo un incontro presso l'abitazione di Denis Verdini, a cui avrebbero preso parte l'imprenditore Flavio Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi. In questa riunione si sarebbe delineata la strategia di persuasioni indebite da adottare sui giudici della Consulta intorno all'approvazione del lodo che, il 7 ottobre 2009, verrà poi bocciato perché ritenuto incostituzionale. Il leader dell'Italia dei Valori Antonio di Pietro ha definito la cupola che si sarebbe costruita attorno a Flavio Carboni una "nuova loggia massonica", con le stesse caratteristiche della vecchia loggia Propaganda 2. Pier Luigi Bersani, leader del Partito Democratico, ha chiesto all'esecutivo di far luce sulla vicenda, mentre il senatore e capogruppo dell'UDC Giampiero D'Alia ha richiesto l'intervento della Commissione parlamentare Antimafia.
Il 12 giugno 2012 La Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati ha accordato ai magistrati di utilizzare le intercettazioni (34 in tutto) che coinvolgono Denis Verdini, nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Il PdL è stato l’unico partito a votare contro.
Il 14 marzo 2013, i pm di Firenze hanno chiesto il rinvio a giudizio per il procedimento sulla gestione del Credito Cooperativo Fiorentino.
Nell'aprile 2013, nell'ambito di una inchiesta per truffa per una presunta indebita percezione di fondi per l'editoria, la Procura della Repubblica di Firenze emetta un'ordinanza attraverso la quale la Guardia di Finanza sequestra beni per 12 milioni di euro alla società Settemari di Verdini, Massimo Parisi e altre persone.

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